Figlio di muratore, Nivola impara il mestiere dal padre e diventa poi apprendista del pittore Mario Delitala a Sassari. Nel 1931 una borsa di studio gli permette di studiare grafica all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza. L'architetto Giuseppe Pagano, suo maestro, lo coinvolge nell'allestimento di mostre come la Triennale di Milano nel 1936 e l'Expo di Parigi del 1937.
Diventa intanto direttore artistico dell'Olivetti, impresa all'avanguardia nelle strategie di comunicazione. Nel 1938 le sue idee antifasciste e il matrimonio con l'ebrea Ruth Guggenheim lo costringono a lasciare l'Italia per gli Stati Uniti.
A New York lavora come art director per riviste di architettura e diventa amico e discepolo di Le Corbusier. Nella sua casa giardino di Long Island nel 1950 inventa la tecnica del sand casting, un metodo per creare sculture in cemento da matrici di sabbia.
Il successo ottenuto dalla sua prima commissione, lo show-room Olivetti di New York su progetto BBPR, lo porta in breve a diventare uno dei più apprezzati scultori per l'architettura in un periodo in cui ferve il dibattito internazionale sulla sintesi delle arti.
Il suo lavoro, incentrato sui temi principali della "madre" e del "costruttore", rivisita in forme moderne la tradizione popolare e l'arte preistorica della Sardegna. Altri temi importanti sono quelli della vita comunitaria, dell'arte come partecipazione e strumento di crescita civile. A partire dagli anni Sessanta, mentre continua il suo impegno civile nell'arte pubblica, si dedica anche alla terracotta realizzando opere di piccolo formato dai soggetti intimi e privati. In seguito ritorna ai materiali "nobili" del marmo e del bronzo, con una serie di solenni figure femminili che celebrano la forza generatrice della donna e della natura.
Nivola è noto oggi soprattutto come scultore, ma per oltre vent’anni è stato perlopiù grafico e illustratore.
Dopo il diploma all’ISIA di Monza, dal 1936 al 1938 a Milano lavora come grafico pubblicitario all’Olivetti, una ditta in cui, grazie alla lungimiranza di Adriano Olivetti, la comunicazione, così come il design dei prodotti e l’architettura delle fabbriche, è progettata in base a criteri artistici.
Tra i primi creatori dell’immagine della ditta insieme a Xanti Schawinsky e Giovanni Pintori, Nivola lascia una serie di manifesti e campagne pubblicitarie fortemente innovativi per l’epoca.
Dopo la fuga negli Stati Uniti, nel 1939, è come grafico che l’artista si guadagna da vivere, Dal 1940 al 1945 è art director in diverse riviste, da periodici di architettura come Interiors e The New Pencil Points, che rinnova aprendoli all’influenza del modernismo europeo, a testate di moda (You) e di cucina (American Cookery). Anche in seguito collabora in qualità di free lance a Haper’s Bazaar, Fortune e altre riviste, realizzando fra l’altro, subito dopo la fine della guerra, una serie di reportage grafici sull’Italia.
Come inviato speciale di Fortune torna in Sardegna nel 1952, per documentare gli esiti della campagna antimalarica lanciata da Rockefeller Foundation, con una serie di vivaci tavole a colori pubblicate nel 1953.
In quel periodo ferveva in campo internazionale il dibattito sulla collaborazione tra arti visive e architettura, la cosiddetta “sintesi delle arti”: l’architettura moderna è percepita come fredda e distante; pittura e scultura potevano servire a “umanizzarla” avvicinandola al pubblico.
La tecnica del sand casting inventata da Nivola è particolarmente adatta a questo scopo: consente infatti di eseguire dei pannelli in rilievo che possono essere montati a ricoprire superfici murarie anche molto vaste.
Le sculture sono eseguite con lo stesso materiale utilizzato per la costruzione degli edifici moderni, il cemento, e con la stessa carpenteria; trasportate nelle stesse cassaforme che sono servite a costruirle e che si trasformano in casse da imballaggio, possono viaggiare con i normali mezzi di trasporto usati nel cantiere e senza particolari condizioni assicurative.
Nivola punta insomma a una “normalizzazione” della scultura, che la privi della sua aura di eccezionalità avvicinandola alla vita quotidiana. L’opera d’arte, divenuta parte dell’esistenza comune, deve contribuire a migliorare la società creando un ambiente più armonioso e piacevole.
Nel 1954, con la decorazione dello showroom Olivetti, aperto al centro di New York, nella Fifth Avenue, Nivola inaugura la sua carriera di scultore per l’architettura. Progettato dallo studio milanese BBPR, lo show-room è un ambiente ricco di fantasiose invenzioni di sapore surrealista: dalle basi-stalagmiti in marmo che sostengono gli oggetti in vendita, alle lampade-stalattiti in vetro di Murano, alla grande ruota che unisce il negozio al seminterrato, alla macchina da scrivere collocata fuori, sul marciapiede, a disposizione dei passanti.
Perfetto esempio di “sintesi delle arti” in cui architettura, scultura, e design concorrono armoniosamente all’effetto generale, il progetto ha nell’opera di Nivola il suo elemento più suggestivo.
Il rilievo, lungo 23 metri, è stato realizzato con una tecnica inventata dall’artista, il sand casting (scultura in gesso da una matrice modellata nella sabbia), e rappresenta una serie di figure semi-astratte, divinità che portano nel grembo piccole figure umane e che accolgono il visitatore con ampi gesti di benvenuto.
Staccato visivamente dal pavimento verde mare e dal soffitto blu cielo per mezzo di una riga di luce, il “muro di sabbia”, con la sua superficie granulosa che ricorda la spiaggia, dà un’impressione di leggerezza e contribuisce a evocare l’immagine della natura mediterranea.
Il grande successo del progetto lancia Nivola in campo internazionale come collaboratore ideale per gli architetti modernisti, e al tempo stesso sancisce l’affermazione oltreoceano del design e della creatività italiani.
SHOWROOM OLIVETTI, 1953 New York. La grande figura femminile, che include nel grembo le immagini stilizzate di un uomo e di una donna, è una personificazione della Natura. Le braccia in forma di ali, aperte in un gesto di accoglienza e protezione, sono nell’arte di Nivola un attributo ricorrente della femminilità: «vedevo nella donna – dichiarava lo scultore – un essere che assomiglia un po’ agli uccelli … questi uccelli bellissimi che non si possono mai prendere» (intervista di P. Baggiani e G. Pinna Parpaglia a Nivola, 1980).
Legno dipinto, tracce di matita, chiodi e filo di ferro zincato, argilla patinata.
Architetto: Richard Stein
Il monumento era destinato ad Ales, paese natale di Gramsci. Il progetto, disegnato con Richard Stein, evoca la prigione fascista di Gramsci e insieme la stanza in cui da bambino la madre lo appendeva al soffitto sperando di curarlo dalla sua disabilità.
La porta alta 1,55 cm obbliga il visitatore a inchinarsi in segno di rispetto.
L’assenza di soffitto è un simbolo della capacità del pensiero di Gramsci di espandersi all’infinito, in contrasto con il senso di costrizione trasmesso dai due ritratti in bronzo, Gramsci bambino e Gramsci sul letto della sua prigione.
Olio su tela
Nel 1974 Nivola torna alla pittura con una serie di dipinti che rivisitano il paesaggio urbano americano, specie di New York. Sono opere che catturano la magica vitalità e al tempo stesso la qualità nervosa e caotica della città. Gli elementi del paesaggio urbano – passanti, macchine, la vecchia New York dei palazzetti di mattoni e gli imponenti grattacieli di vetro e acciaio si fondono, resi attraverso un segno spesso e regolare che diventa quasi astratto.
Polistirolo, gesso, legno, argilla
In occasione del concorso per un memoriale a Roosevelt, Nivola riflette sul senso della bandiera americana.
Le strisce sono muri che creano corridoi in cui i visitatori possono camminare come i migranti nella “terra delle opportunità”, verso un gruppo di colonne – le stelle dei 50 stati americani.
Negli anni ’80 Nivola torna sul progetto: ora lo pensa in marmo e vi aggiunge, tra le colonne, una serie di statue di americani illustri. Lo spirito anarchico di Nivola e la coscienza delle contraddizioni della società dei consumi non gli impedivano di pensarsi come uno dei tanti emigranti che avevano vissuto il “sogno americano”.
Tutte le informazioni sono state prese dal sito ufficiale del Museo www.museonivola.it